Ottave d'amore
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 163, p. 3
Data: 10 luglio 1955
pag. 3
Pochi anni fa, nel 1947, in un chiaro e tepido giorno di primavera, si presentò, vivissima più del solito, alla mia memoria una delle prime visioni di quella donna, che da quasi mezzo secolo vive nella mia vita. E sentii l'urgente desiderio di tradurre in versi quella immagine che splendeva meravigliosa nella mia anima e in pochissimo tempo mi nacquero sotto la penna quattro ottave che a me parvero fresche e felici, tanto da non sembrare scritte da un uomo di sessantacinque anni.
Sorgono due problemi: è dato a un vecchio comporre vera poesia d'amore? Ed è permesso, nei fausti giorni che hanno visto il saturnale dei versi liberi, tornare a una forma così antica e disusata come l'ottava? Sentendo sopra di me il doppio peso di queste legittime suspicioni non ho l'impudenza di rispondere ai due interrogativi. Ecco le ottave: risponderanno, se ne avranno voglia, i lettori.
Era il mese dei fiori e degli amori.
Godeva al sole tutta la campagna
Commossa dalla brezzi degli odori.
Si adornava di gemme ogni pedagna.
Si stellava ogni prato di colori.
Rinverdiva ogni valle, ogni montagna.
Dall'alba bianca alla rosata sera
Cantavano gli uccelli a primavera.
Ed io ti vidi in cima al colle alpestre,
Pura come un bel giglio montanino.
Avevi in grembo un mazzo di ginestre
E in mano un ramoscel di biancospino.
Alte nel cielo, quasi dea silvestre,
Soffusa di riflessi d'oro fino.
Coi labbri schiusi sui candidi denti
Miravi il mondo con gli occhi fidenti.
Eri più snella di un giovane ornello,
Più fresca dell'anemone selvaggio.
Il cielo in festa pareva un fratello
Che ti vegliasse con ogni sue raggio.
Posavi lieve sul verde pianello
Come una viva incarnazion del maggio
E m'apparivi si trasumanata
Che, pur in sogno, non t'avrei toccata.
Attimo più splendente ed estasiate
Io non conobbi rosi nelle mia vita,
Neppur quando, felice innamorato,
Al tuo bel poggio arioso t'ho rapita
Sempre vedo il tuo viso illuminato
Dal lieto fuoco ove mi sei apparita.
Unire ti vedo in cima alla collina
Nell'ora tua più casta e più divina.
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